La pittura di Antonio Cannata

di Nicolò Ciancio

Antonio Cannata, siciliano, si è formato a Roma nella prima metà degli anni ’60, frequentando i migliori cenacoli degli artisti e intellettuali romani. Ha avuto come maestri Ibrahim Kodra, Giuseppe Migneco, Ernesto Treccani. Critici di spessore internazionale, come Giulio Carlo Argan, Enotrio Mastrolonardo, Lea Vergine, hanno espresso giudizi oltremodo lusinghieri della sua arte. La sua prima esposizione è a Milano alla fine degli anni ’70 alla prestigiosa Galleria Spiga. Nel 1985 inaugura la Casa-Museo Antonio Cannata: sette stanze, dove circa cento sue opere convivono con una mobilìa di gusto tardo barocco siciliano. Dal 2003 una sua opera, è esposta ai musei vaticani, nella stanza dedicata a Giovanni Paolo II. Altre opere si trovano in importanti Musei e collezioni private, come il Palazzo Guicciardini a Firenze.

Già ad un primo sguardo, si mostra l’assoluta originalità dell’opera del Cannata. Le sue forme, siano esse astratte, figurative o dedicate alla natura, come i fiori, rivelano, mediante un impianto coloristico di intense e sintetiche pennellate, l’essenzialità delle cose. In uno splendore coloristico si mostrano allo spettatore forme, che, spogliate di ogni determinazione realistica, risplendono nella purezza dell’idea astratta. Pertanto, il peculiare tratto coloristico del maestro siciliano non esprime le diverse forme-individuazioni, ognuna con propri tratti differenti, ma, in opposizione a ogni estetica naturalistica ed espressionistica, crea una forma rituale scevra da ogni distinzione.

L’arte del Cannata quindi, nel suo percorso personale di ricerca – impossibile ripercorrere in questa presentazione – inaugura una concezione artistica che, a mio parere, tende, mediante il suo particolare sentimento del colore, trascendente una mera costruzione formale, a riabilitare una verità nascosta dei rapporti di forza tra potenze energetiche coloristiche essenzialmente informali; liberando realtà e coscienza dalla mistificazione derivata da una sovrastruttura espressiva dei segni.

Nelle opere ultime, in particolare, la corrosione dei volumi prospettici e la forza disgregatrice della soggettività dello spazio pittorico, finanche della stessa trama della tela, operata dalla fusione di apparenti collusioni cromatiche, rivelano non tanto e non più l’inquietudine dell’artista, e quindi dell’uomo contemporaneo, di fronte ad un mondo ormai privo di norme oggettive, senza più teleologiche direttive etico-politiche, quanto il senso cerimoniale del mondo, la sua legge interna trascendente ogni pensiero umano. Così, come per la sapienza orientale anche per l’artista Cannata tutto è iniziatico, nel senso che nulla accade se non attraverso il segno necessario, ineluttabile della sua apparizione, e niente si modifica se non attraverso il segno necessario, ineluttabile della sua metamorfosi.

Per tale ragione, nell’odierno panorama artistico internazionale, caratterizzato da una miriadi di stili e richiami storici diversificati, con la crisi delle macronarrazioni razionali, la pittura del Maestro Antonio Cannata rappresenta un unicum, giacché nei giochi cromatici saturi di sentimento, la voce di ogni tratto coloristico non è più quella del soggetto, ma quella dell’essere.

Pertanto, il Rotary di Dubai, in occasione dell’evento mondiale EXPO Dubai, ha organizzato per l’artista siciliano –: unico artista ad essere presentato nella suddetta manifestazione – una prima mondiale della sua arte.